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Sinagoga di Firenze

Arte e storia della comunità ebraica in Toscana

Viaggio alla scoperta della presenza degli ebrei in Toscana, favorita dalla diffusione dei banchi di prestito e dalla legge Livornina, fino all'istituzione dei ghetti e alle leggi razziali

La presenza ebraica in Toscana è molto antica ed è documentata sin dall'età altomedievale. Già prima del periodo mediceo, troviamo attestazioni di banchieri e, successivamente, anche di medici e speziali ebrei domiciliati a Firenze, città che storicamente rappresenta uno dei luoghi principali di aggregazione.
 
Facciamo un viaggio attraverso la storia travagliata della presenza ebraica in Toscana, a tratti favorita e a tratti osteggiata dai Medici.
Indice
  • 1.
    Firenze
  • 2.
    Siena
  • 3.
    Livorno
  • 4.
    Pisa
  • 5.
    Pitigliano e Sorano
  • 6.
    Monte San Savino
  • 7.
    Prato: il museo della deportazione

Firenze

Sinagoga di Firenze
Sinagoga di Firenze

L'importanza della comunità ebraica crebbe con l'affermarsi dei banchi di prestito concessi da Cosimo il Vecchio. L’apertura dei banchi fu accompagnata dal trasferimento a Firenze di numerosi feneratori, assieme alle proprie famiglie. Risiedevano, in particolare, al di là dell’Arno, nel quartiere di Santo Spirito, e nelle vicinanze del Ponte Vecchio. In quel periodo gli ebrei avevano l'obbligo di esibire un segno distintivo di colore giallo.

Dopo la morte di Lorenzo de' Medici si acuì l'intolleranza e l'ostilità nei confronti degli ebrei. Sul finire del 1400 fu istituito un Monte di Pietà e i banchi ebraici furono chiusi con l'ordine di espellere gli ebrei, ma poiché tale istituzione non riusciva a rispodere alle richieste della popolazione, spesso i prestatori venivano riammessi e i loro banchi riaperti, in modo intermittente e in base alle necessità del Ducato.

Nonostante il fatto che Cosimo I de' Medici abbia protetto gli ebrei dall'Inquisizione, fu sotto il suo comando che ebbe inizio la ghettizzazione, con la pressione sempre crescente del papato. Il suo schierarsi contro gli ebrei e gli eretici favorì in modo decisivo la sua incoronazione a Granduca di Toscana da parte del papa Pio V.

Il ghetto di Firenze sorgeva nel quadrilatero che oggi comprende piazza della Repubblica, via Roma, via dei Pecori e via Brunelleschi. Cosimo I de' Medici  incaricò Bernardo Buontalenti di riorganizzare gli spazi urbani, chiudendo vicoli e innalzando muri con soli due varchi che venivano chiusi la sera e dai quali nessuno poteva uscire. Solo ad alcune famiglie di prestatori agiati fu concesso il privilegio di continuare ad abitare fuori del ghetto. I ghetti di Firenze e Siena accoglievano quasi tutti gli ebrei della Toscana, gli altri erano espulsi.
 
Nel 1848, con l'emancipazione, la residenza coatta venne abolita, e la maggior parte delle famiglie ebree di miglior condizione si trasferì altrove, specialmente nel nuovo quartiere della Mattonaia, dove venne costruita la nuova Sinagoga o Tempio Israelitico. Oggi del ghetto non resta nulla, nemmeno nella toponomastica. 
 
A Firenze è possibile visitare sia la Sinagoga con il museo ebraico - che espone fotografie, oggetti cerimoniali e la ricostruzione in plastico del ghetto - sia il cimitero monumentale ebraico in viale Ariosto, appena fuori dalle mura. Tale cimitero restò in funzione fino al 1870, quando ne fu aperto uno nuovo in zona Rifredi.

Siena

Trono del Profeta Elia, Sinagoga di Siena
Trono del Profeta Elia, Sinagoga di Siena - Credit: Museisenesi.org

Il ghetto di Siena fu istituito da Cosimo I de’ Medici nel 1571, un anno dopo quello di Firenze. Corrispondeva a una città nella città, alle spalle di Piazza del Campo, compresa fra via del Salicotto e via San Martino, e tagliata da vicoli e stradine parallele. Nonostante le limitazioni e le pesanti restrizioni, la comunità ebraica senese si ampliò arrivando fino a 400 membri e il suo impegno contribuì in modo significativo alla crescita economica e culturale della città.

Nel 1799 i francesi che occupavano Siena riconobbero agli ebrei la cittadinanza a pieno titolo ma questo scatenò una violenta rivolta che causò la parziale distruzione del ghetto e l'uccisione di 19 ebrei, molti dei quali arsi vivi in Piazza del Campo. Una lapide ricorda questo tragico evento che segnò l'inizio del declino della presenza della comunità ebraica a Siena.

In via delle Scotte n. 14 è tuttora presente la Sinagoga e in vicolo del Luparello avevano sede le scuole e le diverse confraternite. La Sinagoga fu inaugurata nel 1786 ed è ancora oggi il centro di culto della comunità locale, oltre ad essere tra i pochi esempi di Rococò e Neoclassicismo in Toscana.

In via degli Archi si trovava la fontana del ghetto, probabilmente opera di Jacopo della Quercia, oggi conservata al Museo del Comune. Alcune zone sono ancora riconoscibili ma buona parte dell’area fu ristrutturata con il risanamento urbano avvenuto nel 1935.

Livorno

Museo Ebraico Yeshivà Marini
Museo Ebraico Yeshivà Marini - Credit: Livorno Experience

Se ci spostiamo sulla costa toscana, luoghi come Livorno e Pisa hanno risentito positivamente della presenza degli ebrei in ambito economico e manifatturiero.

Nel XVI secolo fu istituita la legge Livornina con lo scopo di incrementare il commercio nel nascente porto di Livorno. Tale legge, scritta da Ferdinando I de' Medici, favorì l'insediamento di comunità ebraiche nella città labronica in quanto concedeva agli ebrei, a quel tempo perseguitati in tutti i territori assoggettati alla Spagna, la libertà di praticare il loro culto. Fu così che la città iniziò a ospitare una folta comunità ebraica che diffuse la propria religione e impiantò diverse attività, anche in ambito artigianale con la lavorazione del corallo

A Livorno si possono visitare su prenotazione sia il cimitero monumentale che il museo ebraico, ospitato da una palazzina utilizzata come luogo di culto nel secondo dopoguerra. Una serie di bombardamenti infatti causò la distruzione dell'importante Sinagoga che dava su via Grande. Il museo conserva oggetti preziosi che abbellivano la Sinagoga e che giungevano a Livorno grazie agli scambi commerciali con Venezia, con l'Olanda, col Nordafrica. Purtroppo i pezzi più antichi e prestigiosi sono andati perduti, ma alcuni di quelli rimasti mostrano una fattura molto pregiata.

In seguito alle leggi razziali furono oltre un centinaio i livornesi ebrei deportati, consegnati ai nazisti da fascisti italiani su delazione o sulla base delle liste stilate dalla Questura. Pochissimi, meno di dieci, furono i sopravvissuti.

Oggi una nuova Sinagoga risalente agli anni '60 del Novecento sorge sui resti di quella abbattuta dutante il secondo conflitto mondiale.

Pisa

Cimitero ebraico di Pisa
Cimitero ebraico di Pisa - Credit: Daniel Ventura

Le leggi Livornine davano notevoli privilegi gli ebrei che intendevano trasferirsi a Livorno ma anche a Pisa. Le libertà religiose, personali e commerciali attiravano verso i due centri interessati un'ondata immigratoria, fatta non solo di mercanti, ma anche di manifattori, specialmente del settore tessile. A Pisa sono attestati 500 ebrei nel 1615, numero poi dimezzato a causa della peste e in notevole crescita tra il Settecento e l'Ottocento.

I luoghi di Pisa legati alla storia ebraica sono l'odierna Piazza dei Cavalieri, dove un tempo probabilmente vi era una Sinagoga, e il Palazzo da Scorno, sul Lungarno Galilei, sempre utilizzato come luogo di culto.
L'odierna Sinagoga è sede della comunità ebraica dalla fine del XVI secolo.

L'attuale cimitero ebraico, visibile dalle mura medievali che costeggiano la Piazza del Duomo, è attivo dal 1674 ed è stato preceduto da altri tre cimiteri dei quali restano solo alcune tracce epigrafiche sulle mura.

Pitigliano e Sorano

Sinagoga di Pitigliano
Sinagoga di Pitigliano

In epoca feudale, la comunità ebraica si rifugiò a Pitigliano occupandone la parte sud del paese, l'odierna via Zuccarelli dove nel 1622 era situato il ghetto con la Sinagoga, i negozi e le botteghe artigianali.

La contea di Pitigliano e Sorano, dominata dalla famiglia Orsini, permise l'accoglienze di numerose famiglie cacciate dallo Stato Pontificio.
Dopo una lunga ghettizzazione sotto i Medici (più di cento anni), furono i Lorena a portare un vento di cambiamento: le nuove leggi permettevano agli ebrei di commerciare e sancivano la loro uguaglianza con gli altri sudditi, gettando le basi per una rinascita economica e per l'inegrazione tra gli abitanti. Qui come altrove, l’Ottocento fu il periodo d’oro, molti si spostarono a Livorno in cerca di maggiore fortuna. Poi la deportazione nazifascista azzerò la comunità.

Oggi a Pitigliano si può visitare il cuore della cosiddetta Piccola Gerusalemme della Maremma, costituita dal ghetto, il forno delle azzime, l'antico cimitero e anche il Museo di Cultura ebraica, ospitato nell'edificio che fu il primo luogo di culto e di studio ebraico. Sopra di esso fu costruita nel 1598 l'attuale Sinagoga, danneggiata dal crollo di un masso tufaceo negli anni Sessanta e restaurata negli anni Novanta. 

Anche Sorano fu sede di un'importante comunità. Puoi passeggiare per le strade di quello che era l'antico quartiere ebraico e vedere l'unica testimonianza rimasta, ovvero il portone del ghetto.

Nella Maremma grossetana si può assaggiare lo sfratto, tipico di Pitigliano e Sorano: si tratta di un dolce ebraico tradizionale a base di noci e miele.

Monte San Savino

Nei primi decenni del XVII secolo a Monte San Savino, in Valdichiana, nacque una piccola comunità ebraica. Il marchese del borgo concesse la licenza necessaria per l’apertura di un banco di prestito e altre attività economiche. Ma nel maggio 1799 le famiglie ebraiche furono travolte dai moti antifrancesi e antigiacobini e abbandonarono il luogo.

Restano testimonianze importanti della loro permanenza: l’antico cimitero (in località Campaccio) e il piccolo quartiere ebraico con la casa del rabbino e la Sinagoga

Tra il 2001 e il 2006 un ingegnere aeronautico residente a Tel Aviv, Jack Arbib, decise di occuparsi del restauro conservativo della Sinagoga e del recupero di 20 lapidi del cimitero che giaceva in stato di abbandono.

Prato: il museo della deportazione

Museo della deportazione e della Resistenza
Museo della deportazione e della Resistenza

Il museo della deportazione di Prato si trova a Figline di Prato, luogo in cui il 6 settembre 1944 i nazisti impiccarono 29 partigiani della brigata Bogardo Buricchi. Il percorso museale permette di intraprendere un viaggio simbolico in un lager attraverso materiale fotografico e oggetti che venivano utilizzati nei campi di concentramento nazisti.

In città come Firenze, Lucca e Pistoia, quasi 700 ebrei furono perseguitati e arrestati. In centinaia furono deportati nei campi di concentramento soprattutto in seguito a delazioni e collaborazioni con i carabinieri. Fortunatamente molti ebrei si salvarono nascondendosi, fuggendo nel sud della Toscana o in Svizzera (fonte: museodelladeportazione.it).

Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria e la Toscana partecipa sentitamente ogni anno a questa ricorrenza internazionale con eventi volti a non dimenticare le vittime dell'Olocausto.

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